Descrizione
Quando parliamo di volontariato parliamo, anzitutto, di volontà. La parola stessa nasce dal sostantivo latino voluntarius, ovvero ‘chi agisce di propria volontà’. Un riferimento semplice ma decisivo, perché ricorda che alla base del volontariato c’è sempre una scelta libera e consapevole, personale e voluta, non imposta e non retribuita. Un gesto che è diventato, nel tempo, un insieme di attività organizzate per sostenere la collettività e plasmare il benessere delle singole comunità.
Dopo questo chiarimento – necessario in un momento in cui attorno al termine c’è spesso confusione, semantica e non solo – è bene fare un passo avanti e dare uno sguardo a ciò che accade in Umbria. Nella nostra regione il volontariato continua a essere un tessuto variopinto che unisce persone, crea legami e nutre la cittadinanza attiva. In particolar modo per quanto riguarda la fascia giovanile. E al centro di questo ecosistema c’è da anni un'istituzione fondamentale: Cesvol Umbria, il Centro Servizi per il Volontariato regionale.
Ma cosa rende tale realtà un sostegno essenziale per questo mondo? Ne abbiamo discusso con Salvatore Fabrizio, direttore del Cesvol che ci ha guidato all'interno di questa bellissima organizzazione.
Direttore, partiamo dall'inizio. Come nasce il Cesvol?
“Il Cesvol nasce in Italia nel 1997/98, con l'obiettivo di rafforzare, valorizzare e migliorare le prestazioni delle singole organizzazioni di volontariato. La svolta si verifica però nel 2017, quando la riforma del Terzo Settore ha coinvolto direttamente i Centri di Servizio (CSV).
Oltre a un riassetto normativo e organizzativo, una delle principali novità introdotte da questa legge è che le regioni con meno di un milione di abitanti potessero avere un unico Centro di Servizi. Perciò nel 2018/2019 i poli provinciali di Cesvol Perugia e Cesvol Terni si sono fusi dando alla luce il Cesvol Umbria: un cuore pulsante no profit che supporta il volontariato in maniera trasversale e che è iscritto al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS)”.
Quali sono le attività e i servizi che portate avanti per sostenere il volontariato regionale?“
Le azioni ordinarie di cui ci occupiamo si possono racchiudere in diversi ambiti.
Inizialmente troviamo la promozione, l'orientamento e l'animazione territoriale.
Questo macrosettore ingloba le iniziative che rafforzano la presenza delle associazioni nei territori. Fondamentale, in questo senso, è la diffusione del messaggio del volontariato che trova la sua massima espressione nell'editoria sociale e nel Servizio Civile Universale. Possiamo definirci come una sorta di infrastruttura dell'associazionismo che punta alla cultura, alla promozione e all'orientamento del volontariato: un aiuto vero e proprio a chi intende approcciarsi a questo vasto universo. Esiste poi il campo della consulenza, una parte che concerne la burocrazia e le domande ricorrenti che pongono gli enti. Si tratta di una componente tutt'altro che secondaria, poiché anche a causa di queste problematiche sono scomparse quasi ventiduemila Associazioni in Italia dal 2015 al 2023. Tra i nostri obiettivi c'è fornire sia un'assistenza assicurativa che legale, con l'intento di risolvere perfino le conflittualità interne che possono a volte verificarsi. La formazione è un altro elemento cardine, poiché ci permette di organizzare corsi di vario tipo – sia in presenza che online – che affrontano tematiche sempre legate alla sfera del volontariato. Nel servizio di informazione e comunicazione, invece, si trova tutto ciò che racchiude la promozione dei progetti del Cesvol e degli altri enti del Terzo Settore. Senza dimenticare la realizzazione di stampe e materiali grafici per le varie pubblicità. A ciò si lega l'azione di ricerca e documentazione, che ha come focus la rilevazione e la conseguente mappatura di quelli che possono essere le necessità degli utenti a livello regionale. Infine, ci impegniamo nel supporto logistico soprattutto per le microrealtà, le quali restano vitali per la sopravvivenza dell’associazionismo e del volontariato”.
Ci sono dei progetti a cui tiene particolarmente e che le piacerebbe raccontarci?
“Tra le varie attività mi piacerebbe citarne due perché incarnano il termometro delle nostre esigenze e di quelle dei volontari. La prima prende il nome di 'Fuori Logo' ed offre la possibilità a ogni associazione di affidarci la creazione del proprio logo. Occuparci dell'identità visiva degli enti è un atto creativo e importante, poiché il logo rappresenta il vero e proprio scudetto di ogni singola realtà. La seconda, invece, è 'Protagonisti'. Consiste in un format che racchiude le storie degli under35 a contatto con il volontariato, offrendo testimonianze di quello che è concretamente l'impegno civile tra i giovani. Perché sì, sono spesso i giovani i protagonisti che costruiscono relazioni e si mettono a disposizione per iniziare un percorso di crescita”.
Ricollegandoci alla sua risposta precedente, come pensa che cambierà il volontariato nel prossimo futuro?
“Sicuramente la riforma del Terzo Settore del 2017, la pandemia globale e i conflitti internazionali hanno profondamente ristrutturato il mondo del volontariato. Le cose sono cambiate: c'è una forte tendenza verso l'individualismo e verso l'impegno civico autonomo.
Per questo, gli attori collettivi devono necessariamente fare qualcosa a livello di alleanze – scuole, Università, Servizio Civile Universale per citarne alcune – e trasferire valori culturali e relazionali. Non è un caso se, dal 2015 al 2021, ci sono quasi un milione di volontari in meno per le associazioni. Il tema della cosiddetta amministrazione condivisa può essere una valida soluzione. Da qui, la creazione di tavoli di coprogrammazione e coprogettazione che offrano una prospettiva integrata delle visioni che derivano dalle esperienze di ogni partecipante. Questo, però, può avvenire soltanto attraverso il dialogo e la comunicazione tra gli interpreti”.
Per concludere: cosa direbbe a un ragazzo che vuole avvicinarsi al volontariato?
“Il mio consiglio è quello di trovare una persona o un'organizzazione che non imponga regole ma che permetta di arricchire ogni talento che affiora, soprattutto per quanto riguarda il Servizio Civile Universale. Solo così il contributo apportato da ciascuno sarà notevole e la valorizzazione individuale massima. Ogni ragazzo deve poter essere sé stesso, affinché il proprio ideale non si affievolisca, per il bene di ogni piccola ma preziosa comunità”.
Gioele Tartocchi





