L’artigianato sta morendo?

Dettagli della notizia

L’artigianato è considerabile un lusso, ma è davvero questo il problema?

Data:

23 Luglio 2025

Tempo di lettura:

Descrizione

L’artigianato è un’attività produttiva, sia artistica che comune, organizzata prevalentemente su base individuale o familiare, che si distingue per l'uso di abilità manuali e tecniche tradizionali nella creazione di beni e servizi.

Questa è la definizione di artigianato del vocabolario Treccani, spiega le caratteristiche essenziali e lo distingue da ciò che non è. Per l’artigiano è un po’ diverso, però. È riduttivo dire che è colui che pratica l’artigianato oppure che è la persona che produce oggetti fatti a mano. Questo perché l’artigianato dipende direttamente dall’artigiano. Treccani dice anche che l’artigianato è, in primo luogo, la condizione di chi è artigiano. Ognuno vive realtà molto diverse. C'è chi lo fa per vivere e chi per puro svago, ma una cosa che unisce tutti gli artigiani è la passione per quello che fanno.

“Ogni creazione che faccio è un come un figlio, le do amore senza aspettarmi nulla in cambio”, dice Fabiana Grillo, proprietaria de La Cucivendola situata nel centro storico di Castiglione del lago.

Fabiana ha 46 anni e vive a Castiglione del lago. Ha sempre avuto la passione per l’arte e per la creatività e ha frequentato un liceo con indirizzo di moda e costume teatrale. Ha poi abbandonato l’abbigliamento a causa delle troppe limitazioni che esso comporta e si è dedicata ad articoli che le potessero dare maggiore soddisfazione.

“Tutto quello che faccio è originale, lo penso io e lo produco io, perfino i mobili del negozio per i quali mi ha aiutata mio marito. Non seguo la moda e le tendenze, per quello ci sono tanti altri posti, io faccio quello che piace a me e spero che possa piacere anche agli altri perché quando si lavora bisogna essere in pace con se stessi soprattutto se c’è di mezzo una passione”.

Ha aperto La Cucivendola dopo un periodo molto difficile, quello del Covid, precisamente il 4 dicembre 2022. In quel periodo creare non era più solo un hobby o un passatempo ma era un modo per mettersi in gioco, un antistress, una terapia.

In quest’epoca di fast fashion, la maggior parte delle persone tende a comprare quasi solamente in grandi catene di negozi e tanti articoli alla volta o con molta frequenza per rimanere sempre in linea con la moda che cambia continuamente. Questo perché la quantità è più importante della qualità, o almeno così si pensa. Il gusto collettivo sta togliendo valore ai capi, i quali ormai sono tutti uguali.

Giulia Rampini parla del ricambio generazionale, dicendo che l’artigianato non attrae più come una volta, viene visto come un lavoro senza futuro e poco remunerativo acquisendo, così, un’accezione negativa. Il mercato è cambiato e l’artigianato è rimasto indietro, non è più in linea con lo stile di vita attuale. Per imparare un lavoro manuale ci vuole molta pratica e impegno, molti anni e questo spaventa. L’impegno spaventa. Si ha sempre meno tempo per imparare cose nuove. La vita è diventata più veloce così come il mercato e se ci si ferma o si rallenta, si rimane indietro.

Giulia ha 32 anni e rappresenta la terza generazione della Rampini Ceramiche d’arte di Gubbio, azienda nata negli anni ‘50 con suo nonno Pietro Rampini e successivamente con il padre Giampietro. Lei inizialmente non voleva fare questo, non era interessata alla ceramica. Nel 2023 inizia a studiare design e si rende conto che l’artigianato non produce solo oggetti vecchi ma può anche essere innovativo. Il connubio con il design potrebbe essere la soluzione alla crisi del ricambio generazionale, in quanto potrebbe dare nuova vita allo stile antiquato di molti prodotti artigianali, rivisitarlo e dare un gusto più contemporaneo. Così che anche le nuove generazioni possano trovare stimolante questa attività e non considerarla come qualcosa di vecchio che non sta al passo con i tempi.

L’artigianato artistico tradizionale è quello più in crisi a causa della tassazione molto alta e al passaggio generazionale. Marta Cucchia parla della sua esperienza all’interno dell’Atelier Giuditta Brozzetti in cui lavora dal 1995 dicendo che molte altre attività sono state chiuse a causa del poco profitto e delle tasse che toccano il 60%. La sua è ancora operativa grazie a un grande investimento che la sua famiglia ha fatto nel corso degli anni. L’atelier è stato aperto nel 1921 da sua nonna Giuditta Brozzetti la quale partecipò a un movimento femminile per recuperare le arti tessili umbre e perugine. Negli anni l’atelier si è reinventato museo oltre che laboratorio, sfruttando la locazione in una vecchia chiesa francescana e attirando molte persone curiose di vedere da vicino la tessitura a mano tradizionale.

Marta mette in luce un grande problema dell’artigianato tradizionale, quello del passaggio generazionale. Con il passare degli anni sarà sempre più complicato tramandare le conoscenze e la storia del posto a causa delle difficoltà nell’assunzione di apprendisti. Non sono tante le persone che oggi sono interessate a entrare in attività di questo tipo, e a causa del profitto esiguo l’investimento risulta troppo alto. In pochi possono permetterselo. Per formare un artigiano possono volerci anni, periodo in cui non si produce nulla di vendibile e si rischia di andare in perdita. 

Ogni oggetto artigianale ha un lungo percorso alle spalle, a partire dall’ideazione passando poi alla progettazione per finire alla realizzazione. L’uso di materiali, strumenti, la manodopera. Ma c’è molto di più, non sempre le idee vengono istantaneamente, bisogna trovare l’ispirazione giusta e possono volerci settimane; c’è una ricerca, uno studio, un apprendimento per capire come dare vita all'idea nel migliore dei modi. Si progetta e pianifica l’idea, realizzando bozzetti, cercando il design, selezionando i materiali e gli strumenti da utilizzare e imparando nuove tecniche se necessario. Si crea l’oggetto mettendo in pratica le proprie competenze e qui si capisce se la fase di progettazione è andata bene o se bisogna rifarla da capo; poi c’è il controllo qualità e la rifinitura degli ultimi dettagli. Infine c’è la condivisione e la vendita del prodotto.

Ogni oggetto artigianale ha un lungo processo creativo alle spalle che può essere apprezzato o meno, ma rimane unico e di alta qualità, in quanto viene fatto su misura per l’acquirente e vengono usate materie prime scelte appositamente.

Tutto ciò comporta prezzi più elevati rispetto ad articoli prodotti in massa e non tutti hanno la possibilità di acquistare da artigiani proprio per questo motivo. Molte volte però, non è questo il vero problema, o almeno non il solo. Il motivo è più radicato nella società di quanto si pensi, non si supportano più gli artisti e la creatività, e di conseguenza non è più tra le opzioni comprare cose fatte a mano. Gli artigiani difficilmente riescono a fare questo lavoro a tempo pieno perché difficilmente hanno un ricavato sufficiente. L’artigianato non è accessibile a tutti. È una sfida continua con cui solo i privilegiati – coloro insomma che hanno una certa disponibilità economica - e chi non si arrende, chi prova e riprova, possono avere a che fare, perché non sempre la passione basta.

L’artigianato è considerabile un lusso, ma è davvero questo il problema?

 

Giulia Angelica Belardinelli

A cura di

Questa pagina è gestita da
Servizio Prevenzione,Sanità veterinaria,Sicurezza alimentare,
Direzione regionale Salute e Welfare

Ultimo aggiornamento: 23/07/2025, 10:49

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri
regione umbria Azienda Ospedaliera di Perugia Azienda Ospedaliera di Terni USL Umbria 1 USL Umbria 2 Puntozero