Bastia Umbra. L’ostello della discordia

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La città fra volontà di trasformazione e tendenze all’immobilismo.

Data:

04 Agosto 2025

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Bastia ostello

Descrizione

Nella serata di mercoledì 30 luglio è stato presentato dalla giunta comunale di Bastia Umbra il progetto di riqualificazione di Piazza del Mercato. L’area interessata dall’intervento è fra le più centrali e importanti della città, con un’estensione superficiale di 30.000 metri quadrati adiacenti al centro cittadino, a pochi passi dall’ingresso nel perimetro urbano e nel mezzo del percorso fra il centro e il polo fieristico. Tutto quanto si carica di rilevanza identitaria agli occhi della comunità per la presenza del ex-mattatoio, edificio ottocentesco riconosciuto e vincolato dalla sovrintendenza ai beni culturali, affacciato sulla piazza un tempo centro del commercio e dello sviluppo economico e sociale del paese. Oggi questo versa in stato di degrado in seguito alla sua chiusura nel 1967 ed è da sempre oggetto di progetti di riqualificazione mai andati in porto. L’importanza e la complessità dell’intervento hanno spinto l’amministrazione a volersi confrontare con la cittadinanza sul progetto presentato dall’architetto Pietro Carlo Pellegrini prima di compiere qualunque atto ufficiale in merito.

Come si poteva prevedere il centro del dibattito anche in questa occasione è stato occupato dalle prospettive riservate dal piano all’ex-mattatoio. Secondo il progetto infatti questo dovrà ospitare in futuro un’aula universitaria, l’ufficio gemellaggi del Comune e un ostello. Ed è proprio quest’ultima parte che da settimane genera dibattito: “Un ostello a Bastia? Ma di tutto quello che si poteva fare un ostello? Mettiamo gli straccioni in piazza?”. A questi dubbi l’amministrazione tenta di rispondere spiegando come la destinazione di ostello sia obbligata dal bando nazionale a cui il Comune ha deciso di aderire allo scopo di reperire le risorse per la riqualificazione della struttura, e che, in caso di vittoria, vincolerà l’utilizzo della struttura solo per qualche anno. Il problema di fondo, per bocca del sindaco, è che non vi sono le risorse nel bilancio comunale per un intervento aggiuntivo di tre milioni di euro. Se si vuole salvare la struttura, oggi vicina al definitivo collasso, è necessario quindi fare dei compromessi. E a chi dal pubblico lo accusa di essere disposto a costruire una rampa missilistica in piazza pur di assicurarsi i soldi di un bando egli risponde, non nascondendo una punta d’irritazione, come questo tipo di discorsi mistificatori servano solo a nascondere le necessità reali della città. L’assessora ai lavori pubblici Furiani precisa anche come il paese abbia necessità di una struttura atta ad accogliere pellegrini e giovani, i quali non possono semplicemente essere lasciati agli amici-rivali assisani. Un ostello posto in una posizione centrale potrebbe aiutare a iniziare a colmare i divari visti anche in questi giorni durante il giubileo dei giovani, durante il quale nessun gruppo ha alloggiato a Bastia per carenza di strutture.

Fra la folla c’è anche chi non è contrario al piano tout court ma si chiede perché non si sia preferito inserire la biblioteca comunale, in disperato bisogno di una nuova collocazione, nello stabile preferendo l’opzione ostello. Altri invece si chiedono perché non adibire l’edificio recuperato a sede dell’ente del palio cittadino, o dei rioni. In merito alla biblioteca il Sindaco spiega come la sua amministrazione abbia preso in esame la possibilità ma che questa abbia molte problematiche, prima fra tutte la limitatezza degli spazi interni. Con meno di 400 metri quadrati calpestabili il mattatoio sarebbe stato, a parere della giunta, troppo piccolo per ospitare la biblioteca di una cittadina di 22.000 anime. Lo spazio necessario stimato dalla giunta è di più del doppio, 900 metri quadrati. Il piano prevede quindi la costruzione di uno stabile adiacente al mattatoio, sfruttando in parte la cubatura di quegli edifici che verrebbero abbattuti da adibire a sede della nuova medioteca comunale, affacciata anche questa sulla piazza e costruita dai privati che, in cambio, ottengono il premesso di costruire dietro quest’ultima un centro commerciale di 18.000 metri quadrati. Si verrebbe a creare quindi un polo culturale di tutto rispetto affacciato su di una piazza rinnovata.

Questo però è condizionato da molte variabili, prima fra tutte la vittoria del bando aree dismesse ma anche dall’appoggio dei privati al progetto. E la storia di quest’opera insegna quanto incastrare tutto sia complesso, basta pensare ai molteplici piani che si sono arenati negli ultimi 15 anni. E se è chiara la complessità dell’intervento e si concorda sulla necessità di un’azione urgente su di un monumento identitario, c’è chi si fa portavoce della bontà di un intervento di compromesso che permetta di realizzare l’opera e critica chi, a sua volta, sostiene che fare tanto per fare non abbia granché senso. In una riproposizione della lotta fra immobilismo e trasformazione.

 

Lorenzo Malgigi

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Ultimo aggiornamento: 04/08/2025, 15:23

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