Rugbista una volta, rugbista per sempre

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A Perugia il rugby femminile torna in campo con un progetto che unisce strategia, fiducia e una nuova idea di forza collettiva

Data:

10 Novembre 2025

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Rugby Perugia

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Dicono che il rugby non sia uno sport da donne. Eppure, sul campo del Rugby Perugia, al calar della sera, un gruppo di ragazze corre, ride, sbaglia, si rialza. L’aria profuma di terra bagnata e resina e i placcaggi fanno rumore, ma è un suono pieno di vita. Quelle ragazze arrivano da realtà rugbistiche disseminate su tutto il territorio umbro che, grazie alla fiducia e alla collaborazione dei rispettivi presidenti, hanno scelto di unire le forze e portare un’unica maglia. È da questa alleanza che nasce il nuovo progetto del Rugby Perugia femminile, un esperimento di squadra e di visione, costruito per dare continuità e futuro al movimento regionale.

A bordo campo c’è Elisabetta Felice, che per mesi le ha caricate in macchina per portarle agli allenamenti: oggi quelle trasferte improvvisate sono diventate una squadra vera. Dietro non c’è solo passione, ma una strategia precisa: rilanciare il rugby femminile in Umbria costruendo un ambiente capace di durare, crescere e dare fiducia alle giovani donne che scelgono uno sport fuori dagli schemi.

Ma il rugby femminile in Umbria non parte da zero. Ha una storia, e oggi scrive un nuovo capitolo con il Rugby Perugia, dove si sta lavorando a una struttura solida e a una strategia di lungo periodo. La dirigenza, formata da Elisabetta Felice e Fabio Laurenti, ha riunito un team tecnico di altissimo profilo: Alessandro Ruisi, storico punto di riferimento del rugby femminile umbro, oggi alla guida della squadra; Alessandra Coaccioli, preparatrice atletica e figura di spicco della Federazione Italiana Rugby in Umbria, da anni impegnata nella formazione giovanile; e Alberto Marcucci, esperto di performance sportiva. Insieme stanno costruendo un progetto che punta alla continuità e alla crescita, in collaborazione con l’Anconitana Rugby per garantire alle atlete umbre un percorso completo, dalle Under 14 alle Seniores. Sono tre gli allenamenti a settimana scandiscono la vita del gruppo: martedì e mercoledì a Perugia, il venerdì alternando con Ancona.

Dietro ogni sessione c’è un impianto tecnico rigoroso, ma anche una filosofia: l’idea che il rugby non sia solo un gioco di forza, ma un modo per educare alla fiducia, alla disciplina e al rispetto. “Affrontare il contatto fisico richiede coraggio, ma soprattutto fiducia nell’altra”, spiega Felice. Chi ci ha giocato ce l’ha scritto addosso: nel rugby non difenderesti mai un compagno con il tuo corpo se non esistesse un legame sincero di affetto.

Chi guarda da fuori vede placcaggi, corpi che si scontrano, un gioco di resistenza. Ma dentro il campo accade qualcosa di più profondo. “Il rugby non è uno sport violento: è un movimento di disciplina collettiva, una forma di equilibrio tra corpo e mente”. Difatti, spinge chi è timido o restio ad aprirsi e affidarsi; costringe chi è impulsivo o sopra le righe a trovare una misura, a incanalare la propria energia dentro un sistema di regole condivise. “È uno sport di testa, che obbliga a ragionare e a entrare in relazione con gli altri”, continua Felice. “Ti insegna che la forza non serve a vincere contro qualcuno, ma a vincere insieme”. Quindi, ogni allenamento diventa una lezione di ascolto e presenza: affrontare la paura del contatto con cui noi tutti nasciamo naturalmente significa accettare la vulnerabilità e trasformarla in fiducia reciproca. È questo che rende il rugby una palestra di vita: insegna l’autodisciplina, la responsabilità, la capacità di stare nel gruppo senza annullarsi, di occupare il proprio spazio rispettando quello degli altri. “Nel rugby impari che ogni corpo serve, ogni forza è utile, ogni differenza è una risorsa. È un’inclusione vissuta, non dichiarata”. Per molte di queste ragazze, il campo è diventato un luogo in cui imparare a conoscersi, a riconoscere i propri limiti e superarli insieme, a scoprire che il corpo non è un ostacolo ma uno strumento di relazione. “Il rugby restituisce dignità al corpo in movimento – dice ancora Felice – lo libera dal giudizio e lo riporta alla sua funzione più vera: stare in contatto, sostenere, proteggere, avanzare insieme”.

In questo contesto, l’Umbria appare come un terreno fertile. Le società sportive, le scuole e le università creano un tessuto giovane e dinamico, pronto ad accogliere esperienze nuove. Perugia, con il suo spirito aperto e la sua vocazione formativa, è il luogo ideale per coltivare un progetto che mette insieme sport, educazione e cittadinanza attiva. La dirigenza del Rugby Perugia lo sa: la differenza, oggi, la farà la strategia. Non solo vincere partite, ma far crescere un movimento. L’obiettivo è chiaro: aumentare i numeri, ricreare tutte le categorie, far sì che ogni ragazza che desidera giocare possa trovare una squadra. “Nel rugby non serve essere forti prima di cominciare, anzi, basta avere la voglia di provarci”. È uno sport che si impara con la testa prima che con i muscoli: tutte possono scegliere di diventare rugbiste, perché la forza che conta è quella che si costruisce insieme.

Chi osserva da fuori dovrebbe cambiare prospettiva: non è solo una squadra che rinasce, ma una comunità che cresce. Il Rugby Perugia femminile è un atto di fiducia verso una generazione che ha voglia di mettersi in gioco, di superare i ruoli predefiniti, di costruire insieme una nuova idea di forza. Perché ogni volta che una ragazza entra in campo con una palla ovale tra le mani, si apre un piccolo varco nel modo in cui immaginiamo la determinazione, la solidarietà, la femminilità.

Rugbista una volta, rugbista per sempre. Non è solo un motto: è un modo di stare al mondo.

Chiara Scialdone

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Ultimo aggiornamento: 10/11/2025, 14:59

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