Questo Mio Corpo: viaggio all’interno delle parole di Sara Durantini

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Dal corpo alla parola: il viaggio di Sara Durantini tra memoria, identità e libertà femminile

Data:

04 Novembre 2025

Tempo di lettura:

Sara Durantini

Descrizione

Classe ’84, mantovana di nascita, Sara Durantini ha recentemente pubblicato per i tipi di Dalia Edizioni Questo mio corpo. La scrittrice, come ci svela anche un po’ nel testo, percorre gran parte dello Stivale, da Mantova a Milano, da Parma a Roma, fino ad arrivare nell’estate del 2012 a Terni, città che la accoglierà e dove troverà un ambiente familiare che le consentirà di rasserenarsi e iniziare a scrivere per sé. È qui che abbandona l’insegnamento per dedicarsi interamente alla scrittura, collaborando con riviste letterarie e partecipando ad antologie di racconti. Negli ultimi anni, infatti, firma con diverse case editrici titoli a carattere biografico, in particolare dedicandosi alla vita di Annie Ernaux, autrice francese che ha contribuito alla sua formazione letteraria e che ha avuto l’occasione di conoscere nel 2021, proprio in Francia, in un incontro da cui scaturirà Annie Ernaux. Ritratto di una vita. Nel 2023 inizia una collaborazione con Dalia Edizioni, casa editrice ternana, curando un romanzo corale sulla condizione femminile e nel 2024 pubblica Pampaluna, un romanzo di formazione che riceve il premio di scrittura femminile Il paese delle donne. È in Pampaluna che si vedono le prime tracce di una storia che inizia ad intrecciarsi con la memoria di un’intera epoca evocando sinergie con la storia personale che diventa una storia universale, attraverso una prosa che ricorda lo stile della Ernaux. Pampaluna è ambientata nei primissimi anni Novanta, nella pianura padana, e può essere considerato una sorta di prequel di Questo mio corpo, proprio perché racconta il passaggio dall’infanzia all’adolescenza attraversando i primi momenti di creazione dell’identità personale e del desiderio di diventare una persona adulta, raccontando non solo la storia della protagonista ma anche della stessa comunità in cui vive, dipingendo un quadro delle tradizioni e della presa di coscienza storica del cambiamento dei tempi e delle tecnologie. A settembre 2025 la Durantini pubblica quest’ultimo romanzo, una sorta di autofiction, ancorata alla realtà e al potere di definizione delle parole, che si erge a manifesto di una politica della conoscenza femminile a partire dal corpo e sul corpo privato che si fa pubblico. 

Nel romanzo di Sara già dalle prime righe traspare l’urgenza di comunicare la ricerca dell’identità femminile, affrontando, pagina dopo pagina, le relazioni umane che ci costringono a riflettere e fermarci, restituendoci una panoramica sulla cultura del consenso e della violenza di genere con una delicatezza e pacatezza uniche, nominando il problema senza mai nominarlo: è “quella cosa” mai detta prima e mai confessata a nessuno, ma che ognuna di noi ha sicuramente vissuto, a rimanere impressa nella mente dei lettori, quella cosa che non ha un nome o che forse inizialmente potrebbe non averlo, ma che, in fondo, è quella cosa che – nonostante tutto – ci compone, ci scompone e ci rende vive. La paura, il desiderio di essere viste, di essere ascoltate e comprese, l’incontro con le soggettività maschili, due, a distanza di pochi anni, in entrambi i casi dolorosi e significativi, l’epifania di Anne Marie, l’unica personaggia ad avere un nome, la scoperta di sé, del proprio corpo, del detto e del non detto, le mancanze del familiare, la vicinanza dell’amicizia. Questo è ciò che compone Questo mio corpo. Un viaggio nel desiderio di scoprirsi, sulla volontà di muoversi nonostante l’immobilità della sottomissione, un inno alla parola, scritta e parlata, che ha il potere di rompere il silenzio, e anche un inno ai silenzi, quelli profondi ma cauti, che avvolgono come una calda coperta il viaggio nella ricerca dell’identità. 

Il gioco identitario si snoda all’interno del libro in più prospettive: da una parte ci sono le incursioni nel diario dell’autrice, che mette in luce come guardarsi dal di fuori, attraverso una lente storica e letteraria allo stesso tempo, possa essere un ulteriore indagine rispetto alla ricerca del proprio io, dall’altra c’è la vita adolescente della protagonista che si scontra con l’ingresso nella vita adulta, il cambiamento di luoghi, la curiosità della conoscenza, i tempi universitari, quelli densi di incontri e gesti significativi, la mancanza di spazio ma soprattutto di fiato. Tre età, tre visioni, tre pensieri; eppure sembra di essere in un vortice di emozioni, ricordi e profumi unitari, che non soffrono dei continui balzi in avanti o indietro nel tempo. 

Sembra di trovarsi in un’intimità persa e poi ritrovata, pagina dopo pagina, parola dopo parola, ma una cosa è certa: è solo attraverso l’incontro fortuito con l’altro da sé che si inserirà una performatività dell’anima e quindi dell’identità che va ad abbracciare il pensiero femminista e che si riflette lungo tutta la narrazione. Letteratura, eventi storici e storia di vita si intrecciano magistralmente in uno spaccato di vita nel passaggio di secolo, mostrandoci come la crescita personale sia soprattutto una crescita collettiva attraverso l’esposizione timida del corporeo che si fa immanente e presente nel segno di una coscienza in continua evoluzione e che è possibile attraverso un’attenta ricostruzione di sé. Questo mio corpo è un augurio che si fa quando ci si vuole ritrovare, sfidando le logiche della violenza e della manipolazione, in favore di una sorellanza che abbraccia la nostra più intima essenza. 

Marta Carlini

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Ultimo aggiornamento: 04/11/2025, 16:01

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